DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE E DELLA NUTRIZIONE IN BAMBINI E ADOLESCENTI

I Disturbi dell’Alimentazione e della Nutrizione si possono presentare anche nei bambini e negli adolescenti, con caratteristiche differenti in base all’età.

L’alimentazione, infatti, non è solo semplice nutrizione fisiologica, ma anche un canale di espressione delle proprie emozioni, di relazione.

Vista la complessità della manifestazione di questi disturbi, sono state proposte classificazioni diversificate in base all’età del minore.

0-3 ANNI: CLASSIFICAZIONE DEI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE (CHATOOR, 2002)

Il disturbo della nutrizione, in questa fascia d’età, viene considerato come la difficoltà del bambino nell’assumere adeguate quantità di cibo e nella regolazione della propria alimentazione in base alla fame ed alla sazietà (National Center of Clinical Infant Programs, 2005).

La classificazione prevede sei categorie:

  • DISTURBO ALIMENTARE DELL’AUTOREGOLAZIONE

Il bambino è in uno stato di stress o troppo assonnato o troppo agito per potersi alimentare adeguatamente, non riesce, infatti, a mantenere uno stato di calma vigile necessario per la nutrizione. I genitori fanno fatica nel comprendere quando il bambino è affamato e quando, al contrario, è sazio. Queste difficoltà iniziano sin dal primo mese di vita ed il bambino non aumenta di peso o presenta una perdita ponderale.

 

  • DISTURBO ALIMENTARE DELLA RECIPROCITÀ TRA CAREGIVER E INFANTE

Il bambino, durante l’alimentazione, manifesta assenza di adeguati segnali evolutivi di reciprocità sociale con il caregiver (figura di cura ed accudimento). I segnali di reciprocità sono, ad esempio, il contatto visivo, il sorriso, le vocalizzazioni. Il bambino manifesta significativi deficit di crescita.

 

  • ANORESSIA INFANTILE

Il bambino, per almeno un mese, si rifiuta di mangiare una quantità adeguata di cibo. Inoltre, non comunica la propria fame e manca di interesse nei confronti del cibo, ma, al contrario, manifesta un forte interesse per l’esplorazione dell’ambiente e/o per le interazioni nella relazione con il caregiver. L’insorgenza del rifiuto del cibo è tra i 6 mesi ed i 3 anni di età, durante il passaggio all’alimentazione con cucchiaio ed autoregolata. I bambini che soffrono di questo disturbo mostrano un significativo deficit nella crescita.

 

  • AVVERSIONE SENSORIALE PER IL CIBO

Il bambino rifiuta costantemente di mangiare specifici cibi che presentano caratteristiche specifiche legate al loro sapore, alla loro consistenza, al loro odore. Il piccolo potrebbe, ad esempio, mangiare le zucchine e non le carote, bere un tipo di latte ma rifiutarne un altro e così via. Mangia, invece, senza difficoltà quando gli vengono proposti i suoi cibi preferiti. L’insorgenza del rifiuto avviene durante l’introduzione di tipi di cibo diversi nell’alimentazione del piccolo.

Il rifiuto del cibo causa carenze nutrizionali specifiche e/o ritardi nello sviluppo orale-motorio.

 

  • DISTURBO DELL’ALIMENTAZIONE ASSOCIATO A CONDIZIONI MEDICHE CONCOMITANTI

Alcune condizioni mediche come, ad esempio, allergie alimentari, reflusso gastrico, patologie che generano dolore nel bambino, magari non ancora diagnosticate, possono interferire con la sua alimentazione. Generalmente questi bambini sono ben disposti a mangiare ma, durante l’assunzione di cibo, quando iniziano a percepire dolore o malessere, si rifiutano di continuare. Questi bambini possono presentare mancato incremento ponderale o perdita di peso.

 

  • DISTURBO ALIMENTARE POST-TRAUMATICO

In seguito ad un evento traumatico o a ripetuti episodi traumatici che interessano il tratto orofaringeo o gastrointestinale (ad esempio soffocamento, vomito intenso, procedura medica invasiva: inserimento di tubi nasogastrici o endotracheali), il bambino presenta un costante rifiuto del cibo. Può rifiutare: solo il cibo solido, solo il cibo liquido (biberon), o qualsiasi tipo di alimentazione orale. Il ricordo dell’evento traumatico causa uno stato di stress, manifestando ansia anticipatoria quando viene posizionato per mangiare, pianto, agitazione, rifiuto ad aprire la bocca o a deglutire il cibo, sputo o vomito.

Questo disturbo, chiaramente, compromette il nutrimento del bambino.

8-14 ANNI: CLASSIFICAZIONE DEI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE GREAT ORMOND STREET CRITERIA (LASK E BRYANT-WAUGH, 2013)

In questa fascia d’età i problemi alimentari mutano nella loro espressione. I principali disturbi risultano essere:

 

  • ANORESSIA NERVOSA

Le caratteristiche con cui si manifesta sono simili a quelle presenti nell’adulto. Essa consiste nel costante tentativo di perdere peso o di evitare l’aumento ponderale attraverso l’evitamento o la restrizione del cibo assunto (i bambini o gli adolescenti possono riferire: paura di ingrassare, senso di pienezza, dolori addominali perdita di appetito, difficoltà a deglutire), o/e attraverso condotte compensatorie (vomito autoindotto, iperattività, abuso di lassativi). È presente una forte preoccupazione per il proprio peso e le proprie forme corporee, il timore di essere <<Grassi>>.

Questo disturbo può avere conseguenze sullo sviluppo non solo psicologico ma anche fisico del minore.

 

  • BULIMIA NERVOSA

Più frequente nella prima adolescenza, comporta una forte preoccupazione per il peso e le forme corporee, tentativi di controllo del peso, presenza di abbuffate (durante le quali si sperimenta una sensazione di perdita di controllo e senso di colpa) e condotte compensatorie (vomito autoindotto, dieta ferrea, iperattività, abuso di lassativi).

Spesso la bulimia si presenta associata a comportamenti autolesionistici come graffi o tagli sugli avambracci, bruciature con la sigaretta, o condotte a rischio come l’abuso di alcool o droghe.

 

  • DISTURBO EMOZIONALE CON EVITAMENTO DEL CIBO

In questo disturbo non sono presenti preoccupazioni riguardo al peso e alla forma del corpo. Sono bambini o adolescenti che presentano un disturbo emozionale primario (es: ansia, depressione) nel quale l’evitamento dell’assunzione di cibo rappresenta un sintomo prominente del disturbo.

 

  • ALIMENTAZIONE SELETTIVA

Questo termine indica quelle situazioni nelle quali i bambini limitano la loro alimentazione ad una gamma ristretta di cibi preferiti. Solitamente essa si limita a 5 o 6 cibi, con attenzione anche alla marca o al luogo in cui sono stati comprati. Generalmente prediligono i carboidrati e la selettività si basa su caratteristiche sensoriali come gusto, odore, consistenza, aspetto, colore, temperatura. Il tentativo di ampliare la gamma di cibi genera ansia, pianti e sforzi di soffocamento.

Questi bambini non presentano preoccupazioni per il peso, spesso il loro peso e la loro crescita risultano nella norma ed il disturbo impatta maggiormente sulla loro funzionamento sociale (andare a mangiare fuori, partecipare a feste o compleanni ecc). Spesso il disturbo si risolve spontaneamente.

 

  • ALIMENTAZIONE RESTRITTIVA

I bambini o ragazzi con questo disturbo tendono a non assumere grandi quantità di cibo, sembrano non nutrire particolare interesse nei suoi riguardi, seppur mangino cibi di vario tipo e siano tendenzialmente magri ma nel range normativo atteso per sesso ed età.

Anche in questo caso il disturbo tende a rientrare nel corso del tempo e se non si presentano deficit fisiologici o disturbi dell’umore non è necessario un intervento specifico.

 

  • RIFIUTO DEL CIBO

I minori che soffrono di questo disturbo tendono a rifiutarsi di mangiare in specifiche situazioni o con specifiche persone. Ad esempio, possono non mangiare a scuola ma mangiare normalmente a casa, assumere cibo solo in presenza dei genitori o di uno di essi e così via. Solitamente questo disturbo rappresenta una difficoltà nell’esprimere direttamente delle preoccupazioni o delle difficoltà emotive. Queste rappresentano il focus del problema, è necessario individuarle ed agire su di esse.

 

  • FOBIA SPECIFICA CON EVITAMENTO DEL CIBO

Questo disturbo è caratterizzato dalla paura di deglutire o di soffocare o, ancora, di andare in bagno o vomitare. Queste paure comportano un rifiuto dell’assunzione di cibo, solitamente, di un certo tipo o consistenza.

Spesso questo disturbo consegue ad un evento specifico come esami gastrointestinali traumatici, avvelenamento alimentare, episodi di diarrea o vomito in pubblico nei quali il bambino si è sentito in imbarazzo, un episodio in cui il cibo è andato di traverso.

 

  • SINDROME DEL RIFIUTO PERVASIVO

Minori che presentano un profondo e pervasivo rifiuto di alimentarsi, di bere, di camminare, di parlare e di prendersi cura di se stessi per un periodo di diversi mesi.

Si presentano sottopeso e questa condizione può essere un rischio per la vita del bambino, che richiede un ricovero ospedaliero.

 

  • PERDITA DI APPETITO SECONDARIA A DEPRESSIONE

È un sintomo secondario della depressione. In questo caso non sono presenti le caratteristiche principali dell’anoressia (preoccupazione per il peso e la forma corporea, distorsione dell’immagine corporea).

CONSEGUENZE

Le conseguenze sulla vita del minore variano a seconda dello specifico disturbo e possono essere più o meno impattanti sul suo funzionamento scolastico, sociale e famigliare oltre che sul suo benessere psicofisico.

COME AFFRONTARE QUESTA PROBLEMATICA

Per poter affrontare questi disturbi è importante iniziare con un’attenta valutazione, che escluda la presenza di malattie organiche, indaghi i comportamenti alimentari del minore ed i pensieri ad essi correlati (quando l’età del bambino lo permette). Per fare questo saranno necessari colloqui con i genitori, con i figli ed osservazioni dirette.

Una volta individuata la natura del disturbo, l’intera famiglia verrà coinvolta in una fase di psicoeducazione, nella quale potrà conoscere i sintomi, le cause, le conseguenze della difficoltà alimentare e le strategie più efficaci per affrontarla.

Gli incontri con il bambino o il ragazzo avranno l’obiettivo, attraverso l’utilizzo di tecniche cognitivo-comportamentali, di ridurre la frequenza e l’intensità dei comportamenti alimentari disfunzionali, acquisendo modalità nuove e più funzionali, favorire le capacità di autocontrollo e di automonitoraggio per prevedere ed affrontare le situazioni a rischio (nei bambini più grandi e ragazzi), identificare cognizioni disfunzionali alla base del disturbo e favorire pensieri più funzionali (adeguandosi all’età del bambino) e  promuovere l’autostima.

Nei bambini molto piccoli l’intervento sarà principalmente comportamentale, favorirà l’assunzione di comportamenti alimentari più funzionali, il decremento dell’ansia e l’apprendimento di strategie per gestire i comportamenti disfunzionali da parte di mamma e papà.

In tutti i casi risulta fondamentale un percorso di parent training con i genitori, volto a migliorare la gestione dei comportamenti problema a casa e a migliorare la comunicazione e le relazioni famigliari.

Se credi che tuo figlio possa presentare sintomi di un disturbo dell’alimentazione,  contattami! Troveremo il modo migliore per affrontare questa difficoltà.